domenica 4 agosto 2013

Ti guardo. E Tu guardi me.

Signore mio,

ho bisogno di scriverti anche se, ai cuori in "comunione" - come il mio e il Tuo (si? ...si!) - non è necessario dirsi nulla: tutto è già conosciuto. Eppure, lo faccio per me; perché so che tornerò su queste righe ed, ogni volta che lo farò, vi troverò un po' di conforto.
Forse nella mia vita,nemmeno tanto corta ma nemmeno cosi lunga, un paio di volte (...solo qualcuna in più...) ho gridato il mio Lemà sabactani!

Nel tentativo di avvicinarmi a Te,poi,qualche anno fa ho persino imparato il Pater in aramaico e,spesso, tuttora, recitandolo così,sento che la mia voce Ti raggiunge,talvolta fastidiosa,talatra impertinente, antipatica... e... Sì ...qualche volta Ti faccio piangere. Di rabbia o di tristezza. Dipende.

Oggi sono a dirti che è difficile trovare le parole giuste che consolino gli altri,in momenti difficili,pesanti,che odorano di morte eterna.
È difficile trovarle anche per i miei stessi momenti di affanno e scoraggiamento.

"Davanti a tanto Dolore posso solo stare in silenzio"- mi sono sentita dire ieri appena ieri notte.

Ed ora che ci ripenso, è la Liturgia della Croce: la medesima pedagogia.

Sottovoce, per non rompere questo legittimo Silenzio, Signore, sussurro piano piano il mio grazie,nonostante tutto.

Ed ai piedi della Croce, in silenzio urlante, io ti guardo.
E Tu guardi me.

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